Emiliano Mondonico, ex calciatore ed allenatore, è morto il 29 marzo all’età di 71 anni a causa del riacutizzarsi del tumore che l’aveva colpito nel 2011. Una battaglia contro la malattia condotta con grande coraggio e determinazione: “Ci sono trenta possibilità su cento che la Bestia ritorni” aveva dichiarato nei mesi scorsi. Sembrava quindi che le possibilità di guarigione fossero superiori alle ricadute, dopo ben 4 operazioni subìte. Purtroppo non è stato così e le condizioni di Emiliano Mondonico si sono aggravate fino alla scomparsa nei giorni scorsi.
Nato nel 1947 a Rivolta d’Adda, piccolo centro del cremonese, Emiliano Mondonico fin da piccolo si appassionò al calcio giocando nella squadra del suo paese. L’esordio nel calcio che conta avvenne nell’allora serie D con la Cremonese, nel ruolo di attaccante, con cui conquistò la promozione in serie C. Il salto definitivo arrivò indossando la maglia granata del Torino, con cui esordì in serie A. Successivamente vestì la maglia del Monza scendendo nella serie cadetta per poi riconquistare la massima serie con l’Atalanta. Chiuse la sua carriera da calciatore tornando ad indossare la magia grigio-rossa della Cremonese che gli diede poi l’opportunità di iniziare a fare l’allenatore delle squadre giovanili. La sua carriera di tecnico fu sicuramente più prestigiosa rispetto a quella di calciatore. Pur non allenando mai le grandi del nostro calcio, Emiliano Mondonico ottenne ottimi risultati. Ben cinque promozioni in serie A (con Cremonese, Atalanta, Torino e Fiorentina) ed una Coppa Italia vinta col Torino nel 1993 contro la Roma. Ma sono senza dubbio le competizioni europee ad aver reso famoso il “Mondo” (come tutti lo chiamavano). Una semifinale di Coppa delle Coppe con l’Atalanta ed una finale di Coppa Uefa (andata e ritorno) raggiunta con il Torino dopo aver eliminato in semifinale il grande Real Madrid. Una sfida giocata contro gli olandesi dell’Ajax in cui i granata, nel doppio confronto, risultarono imbattuti perdendo solo per la regola dei goal segnati in trasferta. Una sconfitta immeritata dovuta anche al discutibile arbitraggio della partita di ritorno ad Amsterdam che portò il “Mondo” ad alzare in cielo una sedia in segno di protesta per i torti subìti: gesto entrato nell’immaginario dei tifosi che a distanza di molti anni hanno voluto replicare in occasione dei suoi funerali.