Franco Marini è morto lo scorso 9 febbraio a Roma all’età di 87 anni per complicazioni dovute al Covid-19. Era stato ricoverato ad inizio gennaio all’ospedale San Camillo de Lellis di Rieti per aver contratto il virus e dimesso a fine mese. Purtroppo alcuni giorni dopo si era reso necessario un altro ricovero, presso la clinica romana di Villa Mafalda, per una riattivazione della malattia che gli è stata fatale.
Con Franco Marini scompare una delle figure più importanti del sindacato e della politica italiana. Era nato in un paesino dell’Abruzzo, in provincia dell’Aquila, nel 1933 da una famiglia di modeste origini. Trasferitosi a Rieti per motivi di lavoro del padre, iniziò fin da giovane la sua attività di sindacalista. Ciò non gli impedì comunque di laurearsi in Giurisprudenza e svolgere il servizio di leva come ufficiale dei suoi amati alpini. Sotto la guida del suo “maestro” Giulio Pastore iniziò la scalata ai vertici della CISL (il sindacato cattolico vicino alla Democrazia Cristiana), dapprima come Segretario Generale Aggiunto della Federazione dei Dipendenti Pubblici nel 1965 e successivamente come Vicesegretario negli anni settanta. Nel 1985 divenne Segretario Generale Nazionale della CISL. Iscritto alla Democrazia Cristiana fin dal 1950, fece parte della corrente più sensibile alle istanze dei lavoratori, Forze Nuove. Alla morte del suo storico leader Carlo Donat-Cattin ne ereditò la guida. Dagli anni novanta iniziò pertanto ad occuparsi maggiormente di politica diventando Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale nel settimo governo Andreotti ed entrando nel 1992 in Parlamento come primo degli eletti a livello nazionale.
Erano gli anni di Tangentopoli e del crollo della cosiddetta Prima Repubblica. La Democrazia Cristiana andò in frantumi, come tutto l’allora Pentapartito che governava il Paese, e risorse dalle sue ceneri il Partito Popolare Italiano guidato da Mino Martinazzoli. Franco Marini fu tra i protagonisti di quella stagione e della successiva scelta, una volta consolidatosi il bipolarismo, di andare a sinistra. Fiero difensore dell’identità cattolica-democratica sostenne il progetto dell’Ulivo di Romano Prodi, come alleanza tra differenti partiti, e successivamente la nascita della Margherita. Non si oppose poi alla fusione tra Margherita e Democratici di Sinistra che sancì la fondazione dell’attuale Partito Democratico.
Franco Marini fu sempre considerato un uomo del dialogo. Proprio per questo fu un apprezzato Presidente del Senato, sfiorando addirittura la Presidenza della Repubblica.
Numerosi gli attestati di stima giunti alla notizia della sua scomparsa. Così lo ha voluto ricordare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Marini è stato un eminente esponente della Repubblica. Espressione del mondo del lavoro portò le istanze dei lavoratori italiani sino alla più alta carica alla quale venne eletto, quella di Presidente del Senato“.
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